Ravenna Festival 2020 – XXXI edizione
Dolce color d’oriental zaffiro
XXXI edizione dal 3 giugno al 17 luglio
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Sulla XXXI edizione di Ravenna Festival splende un cielo dal “dolce color d’oriental zaffiro”: quello che Dante descrive nel Purgatorio (I, 13) e che forse aveva ammirato nei mosaici di Galla Placidia. Quest’immagine luminosa ha il proprio lato oscuro in un Oriente non più da favola, ricordato nel concerto Le vie dell’Amicizia diretto da Riccardo Muti “Per la Siria”, ma anche nella minacce al nostro paradiso terrestre, magistralmente ritratto nell’inno ambientalista di Koyaanisqatsi.
Se il capolavoro di Philip Glass apre il Festival, la conclusione è affidata alla compagnia catalana Fura dels Baus con i Carmina Burana in esclusiva italiana e al gala omaggio a Alicia Alonso. Nel firmamento danza anche il debutto del Don Juan di Johan Inger per Fondazione Nazionale Danza / Aterballetto, il trittico di coreografie di Inger, Sidi Larbi Cherkaoui e Crystal Pite presentato dal Balletto delle Fiandre e l’iconico Political Mother di Hofesh Shechter in versione unplugged, ma anche MK con Bermudas e Parete Nord e la ripresa di La rivolta degli oggetti de La Gaia Scienza da parte di Fattore K. nell’ambito di Progetto Ric.CI.
Il contributo alle celebrazioni per i 250 anni dalla nascita di Beethoven include il concerto di Gergiev con l’Orchestra del Mariinsky, unita per l’occasione alla Cherubini e l’Eroica sarà diretta da Muti per Le vie dell’Amicizia. Muti torna sul podio della Cherubini per il concerto con il violoncello dei Wiener Tamás Varga; Ivan Fischer è invece alla testa della Budapest Festival Orchestra con la violinista Nicola Benedetti per il Concerto di Sibelius. Il giovane ma affermatissimo pianista Nikolay Khozyainov presenta rare pagine, in buona parte scritte per il Beethoven Album, mentre Francesco Manara, primo violino della Scala, propone Sonate del compositore di Bonn con Cesare Pezzi al piano.
Eclettismo è la parola d’ordine per Vinicio Capossela, Stefano Bollani, Neri Marcorè e i 100 Cellos capitanati da Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi, la cui invasione si concluderà in un concerto di massa dedicato al Progressive Rock (ospite anche la PFM). Gli appuntamenti a teatro testimoniano la vitalità della ricerca di compagnie del territorio: Fanny & Alexander, Menoventi, Teatro delle Albe e ErosAntEros.
Se Sant’Apollinare Nuovo ospita i Theatre of Voices di Paul Hillier, si rinnova nella Basilica di San Vitale l’appuntamento quotidiano con i Vespri dell 10 (Giovani artisti per Dante è invece tutti i giorni alle 11 nei Chiostri Francescani).
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Il Festival al Teatro Alighieri
Il pianista russo Nikolay Khozyainov, classe 1992 ma già affermatissimo a livello internazionale, presenta pagine di raro ascolto di Liszt, Schumann, Chopin e Felix Mendelssohn-Bartholdy, in buona parte scritte per il Beethoven Album che venne alla luce tra il 1841 e il 1842 per contribuire a erigere il monumento al compositore a Bonn (7 giugno, ore 21).
Le danze si aprono con la prima mondiale di Don Juan, la nuova creazione di Johan Inger per Aterballetto. Quello di Don Giovanni è un mito paradigmatico, antico e contemporaneo, il più grande tra i miti della seduzione; oggi, in una società rivolta – sia pur faticosamente – alla parità dei generi e alla fine del machismo, è lecito chiedersi se Don Giovanni sia ancora un mito credibile. A questa domanda il coreografo svedese darà risposta con il suo Don Giovanni, sicuramente nostro contemporaneo (20 e 21 giugno, ore 21).
Nell’ambito del Progetto Ric.Ci (a cura di Marinella Guatterini), Fattore K. ripropone La rivolta degli oggetti, lo spettacolo dirompente con cui una compagnia di giovani artisti, La Gaia Scienza (Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari e Alessandra Vanzi), si rivelò al pubblico nel 1976: un’ora di pura poesia in cui si dipana il rapporto tra rivoluzione sociale ed estetica, tra avanguardie storiche e arte contemporanea (24 giugno, ore 21).
Io sono un centauro è un ulteriore passo attraverso l’opera di Primo Levi che Fanny & Alexander, fondata a Ravenna da Chiara Lagani e Luigi De Angelis, affronta dal 2017 con la maratona Se questo è Levi. Se il primo studio itinerante viveva in situazioni extra-teatrali orientate a un’idea, teorizzata dallo stesso scrittore, di super-realismo, questo spettacolo si confronta con le molteplici anime di Levi e in particolare con la sua produzione letteraria fantascientifica (pubblicata sotto lo pseudonimo di Damiano Malabaila). Unica presenza in scena quella dell’attore Andrea Argentieri, che proprio per Se questo è Levi ha ottenuto la nomination quale miglior attore-performer under 35 ai Premi UBU 2019 (26 giugno, ore 21).
Anche l’Italia ha saputo esprimere personalità importanti nello scenario della danza: una di queste è Michele Di Stefano, fondatore del gruppo MK cui il Festival dedica un focus che include anche Parete Nord, dove “la montagna è imprendibile perché assoluta e sempre pronta a franare, dunque irresistibile per il corpo del danzatore così come quello dello scalatore” (29 giugno, ore 21).
Con Il defunto odiava i pettegolezzi la compagnia teatrale Menoventi traspone, per la regia di Gianni Farina, l’indagine che Serena Vitale compie nel libro omonimo. Ne nasce un giallo fantastico che riformula alcuni stilemi di Mejerchol’d per restituire le molteplici testimonianze sul mistero della morte di Majakovskij. La sua poesia si intrecciò alla biografia al punto che è impossibile confrontarsi con un solo aspetto; mettere ordine ai suoi ultimi frenetici giorni è inquinare le prove con altre narrative, occorre così rimodulare il linguaggio di fronte a un nuovo punto di vista e rapportarsi ogni volta in maniera diversa alla giuria della messa in scena, ovvero il pubblico (6 luglio, ore 21).
Confini è il nuovo lavoro della compagnia ravennate ErosAntEros (Davide Sacco e Agata Tomsic) su come le Unioni tra i Paesi s’innalzano e cadono, su cosa tiene gli uomini uniti e cosa li separa, un’opera sulle migrazioni del passato, del presente e del futuro e, infine, un’opera sull’avvenire dell’economia e sull’esplorazione dello spazio infinito. Gli attori incarnano le storie di italiani che in diverse ondate hanno abbandonato la terra d’origine per i bacini minerari del nord Europa; ma danno anche voce ai personaggi che hanno segnato tappe fondamentali della storia dell’Unione Europea (13 luglio, ore 21).
A novembre il Festival ritorna dal 6 al 15 con la Trilogia d’Autunno e Progetto Dante: il divino, l’umano e il diabolico: la serata affidata all’étoile fuori dagli schemi Sergei Polunin sarà seguita dal Don Giovanni di Mozart e dal Faust di Gounod.
Prevendita biglietti per tutti gli spettacoli da giovedì 6 marzo.
Carnet Open (4/6/8 spettacoli)
Il “Carnet Open” – in vendita esclusivamente presso la biglietteria del Teatro Alighieri – offre la possibilità di scegliere tra tutti gli spettacoli del programma di Ravenna Festival 2020 in qualsiasi settore, anche diverso per i singoli spettacoli.
Da giovedì 30 gennaio prevendita riservata agli abbonati e titolari di carnet 2019.
Da giovedì 5 marzo prevendita nuovi carnet.
Trilogia d’Autunno
Fino al 16 maggio prevendita esclusiva ad agenzie e tour operator.
Dal 13 luglio prevendita carnet riservata ad abbonati e carnet Ravenna Festival 2020, carnet Trilogia 2019.
Dal 17 settembre prevendita nuovi carnet e singoli biglietti.