Ravenna Festival 2023: “Le città invisibili”
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Se Le città invisibili di Calvino si presentano come esperienze, memorie e desideri piuttosto che luoghi, il centenario della nascita dello scrittore offre alla XXXIV edizione di Ravenna Festival un felice pretesto per riflettere sulla duplice natura della “città”, emblema della comunità e della sua crisi. Dopo la doppia inaugurazione del 7 e 8 giugno, protagoniste rispettivamente Laurie Anderson e Martha Argerich affiancata da Mischa Maisky, il racconto del Festival si dipana fino al 23 luglio. Dal 16 al 22 dicembre, Riccardo Muti – già sul podio della sua Cherubini per Le vie dell’Amicizia, che quest’anno raggiunge Jerash e Pompei, e un concerto con Tamás Varga – dirige un trittico composto da un gala verdiano e due titoli d’opera del repertorio italiano. Nella costellazione di solisti del programma estivo spiccano Anne-Sophie Mutter, Leōnidas Kavakos, Yefim Bronfman e Beatrice Rana. Quest’ultima suona Rachmaninov per una serata con le stelle del balletto (il programma danza conta anche la prima italiana di WE, the EYES di Emio Greco e Pieter C. Scholten). Ai titoli che esplorano il volto terribile della civiltà si contrappone la celebrazione del dialogo fra culture e mondi sonori: dal pacifismo di Acarnesi di Aristofane riletto da Marco Martinelli a Yellow Shark di Frank Zappa e le Folk Songs di Berio. Tra gli artisti ospiti: Stefano Bollani, Aurora, The Tallis Scholars, Tenebrae Choir, King’s Singers, Sinfonia Varsovia, Eleonora Abbagnato, Sergio Bernal, Fatoumata Diawara, Sergio Rubini, Moni Ovadia, Federico Buffa, Fast Animals and Slow Kids, Mike Stern…Non mancano gli appuntamenti “fuori porta” a Cervia-Milano Marittima, al Pavaglione di Lugo e a Palazzo S. Giacomo di Russi.
Il programma estivo al Teatro Alighieri si inaugura con Acarnesi Stop the War! (3 giugno), “rimessa in vita” di Aristofane a opera di Marco Martinelli nell’ambito della collaborazione fra Festival e Parco Archeologico di Pompei, con la vis comica degli adolescenti di Pompei e Torre del Greco e della cura musicale di Ambrogio Sparagna. Segue la prima di Gaia (10, 11 giugno), nuovo capitolo del teatro estetico-politico di Davide Sacco e Agata Tomšič. Concentrato sulla catastrofe ambientale, Gaia è uno spettacolo multimediale in evoluzione, partecipativo e site-specific.
Donato Renzetti dirige invece l’Orchestra e i solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala (13 giugno) nel concerto dedicato ai 150 anni dalla morte del direttore d’orchestra Angelo Mariani, a cui Ravenna diede i natali, in collaborazione con la locale Associazione Musicale che ne porta il nome.
Capolavoro del cinema Espressionista, Metropolis (16 giugno) ha non solo inventato la fantascienza per il grande schermo più di qualunque altro film, ma ha definito un immaginario culturale: la nuova produzione di Edison Studio riporta la cupa bellezza della pellicola di Fritz Lang del 1927 sullo schermo con musiche originali eseguite dal vivo.
Il ritorno di Leōnidas Kavakos a Ravenna è un trittico: oltre ai due concerti in solo a Sant’Apollinare in Classe, il violinista si unisce all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e Hossein Pishkar (18 giugno) per il concerto al Teatro Alighieri su musiche di Lutosławski, Britten e Brahms.
In prima italiana, WE, the EYES (23 giugno), l’ultima coreografia di Emio Greco e Pieter C. Scholten per la loro compagnia ICK Dans Amsterdam, è una micro-società di undici interpreti che – su musiche di Pink Floyd, Arvo Pärt, Beethoven, Xenakis – emergono come sopravvissuti da una pandemia alla ricerca di una vita migliore, per la quale è necessario imparare nuovamente a guardare il mondo. Fra i migliori cori britannici, i King’s Singers (25 giugno) propongono Songbirds, un percorso da Schubert ai Beatles.
La dissacrante anarchia del Marchese de Sade sfida l’ideale utopico dell’intellettuale rivoluzionario Jean-Paul Marat in Marat/Sade (29 giugno) di Nerval Teatro, regia di Maurizio Lupinelli e adattamento teatrale di Eugenio Sideri dal testo di Peter Weiss, nell’ambito del Laboratorio Permanente “Il teatro è differenza”. Il 150° anniversario della morte di Alessandro Manzoni e il 100° anniversario della nascita di Giovanni Testori sono l’occasione per ospitare il riallestimento de I Promessi sposi alla prova (1 luglio), storico spettacolo del Teatro Franco Parenti di Milano sul testo con cui Testori ha “accolto, tradito o tradotto” le parole di Manzoni per il lettore contemporaneo. Per il progetto Circles (8 luglio), la Classica Orchestra Afrobeat si circonda delle sculture “di riciclo” della Mutoid Waste Company, gruppo di artisti che ha trovato casa nella città-comunità di Mutonia, nei pressi di Santarcangelo di Romagna; un concerto all’insegna dell’economia circolare e dell’upcycling.
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