Stagione d’Opera e Danza 2024
Dal 19 gennaio al 21 aprile tre titoli d’opera e tre appuntamenti con la danza
L’amante di un imperatore, una sposa napoletana e una principessa della Cina: ad accomunarle sono l’appartenenza alla grande storia dell’opera italiana, dal Seicento al belcanto fino al Novecento, e la Stagione d’Opera 2024 del Teatro Alighieri di Ravenna, che torna in scena con tre titoli – L’incoronazione di Poppea, Il turco in Italia e Turandot – di cui sono protagoniste donne al confronto (e scontro) con un mondo a misura d’uomo, nel quale devono sovente avvalersi del potere della seduzione. La Stagione, in scena dal 19 gennaio al 21 aprile, abbraccia anche tre appuntamenti danza con la Company Wayne McGregor in arrivo da Londra e due formazioni italiane, il Nuovo Balletto di Toscana e lo SpellBound Contemporary Ballet, per esplorare i confini tra visibile e invisibile, umano e post-umano. Il sipario si alza sul percorso Opera con gli intrighi de L’incoronazione di Poppea di Monteverdi, nella produzione firmata da Pier Luigi Pizzi con l’Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua diretta da Antonio Greco (19, 21 gennaio). Se Poppea sogna il trono imperiale al fianco di Nerone, la consumistica ambizione di Donna Fiorilla ne Il turco in Italia di Rossini è perseguire liberamente i capricci del desiderio; la regia è di Roberto Catalano, mentre Hossein Pishkar guida l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini (1, 3 marzo). Nell’allestimento del regista Giuseppe Frigeni, la Turandot di Puccini, con l’Orchestra Toscanini diretta da Marco Guidarini, è una donna che tenta di difendersi dai giochi del potere maschile (12, 14 aprile). L’itinerario Danza si inaugura invece con la Company Wayne McGregor e Autobiography del suo fondatore e direttore, che sconvolge la tradizione della danza intrecciando coreografia, intelligenza artificiale e codice genetico (10, 11 febbraio). È un felice ritorno all’Alighieri anche quello del Nuovo Balletto di Toscana, che propone il nuovissimo The Red Shoes fresco di debutto, una rilettura della fiaba di Andersen nel variegato linguaggio di Philippe Kratz, capace di combinare danza contemporanea, hip hop e stilemi classici (16, 17 marzo). Corona la Stagione l’appuntamento con un’altra compagnia italiana, lo SpellBound Contemporary Ballet, e L’arte della fuga con cui Mauro Astolfi propone una…anti-fuga, perché “una fuga è fatta ad arte se nessuno se ne accorge” e tracciare una distanza può illuminare una nuova prospettiva (20, 21 aprile).
> Scopri tutti gli eventi
> Sfoglia la nota di presentazione in pdf
“La capacità di costruire solide e intense collaborazioni con altri teatri italiani è il fertile terreno sul quale sono fiorite tutte le tappe del percorso d’Opera di quest’anno: queste coproduzioni sono un importante segno di fermento per tutti i teatri di tradizione – sottolinea Angelo Nicastro, Direttore Artistico della Stagione d’Opera e Danza del Teatro Alighieri – In un momento storico così drammaticamente complesso, la centralità del teatro e della cultura nell’educazione delle nuove generazioni è ancora più evidente. Siamo pertanto lieti di rinnovare il percorso A scuola in teatro, che si intreccia a quello d’Opera con prove aperte alle scuole e si completa con appuntamenti su misura per gli studenti come La serva padrona, presto in scena, o la Turandot di Opera Domani, entrambe accessibili anche al pubblico generale.”
“La ‘fabbrica’ del Teatro Alighieri ha dovuto affrontare, come molte realtà del nostro territorio, i danni diretti e indiretti dell’alluvione che ha colpito la Romagna a maggio – ricorda Antonio De Rosa, Sovrintendente di Fondazione Ravenna Manifestazioni – e l’inondazione del magazzino nel quale si custodivano materiali per allestimenti, scenografie e costumi, equipaggiamento illuminotecnico e molto altro è una perdita incalcolabile per il valore economico ma anche storico di quanto è stato irreparabilmente danneggiato. Per questo siamo doppiamente grati a chi, in questo momento particolare, ci aiuta a garantire continuità alle attività del Teatro Alighieri: la Stagione d’Opera e Danza 2024 è resa possibile dal sostegno del Comune di Ravenna, della Regione Emilia-Romagna e del Ministero della Cultura e dal contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.”
OPERA
Il 19 e 21 gennaio la Stagione Opera si apre con il nuovo allestimento de L’incoronazione di Poppea, dopo il debutto estivo per il Monteverdi Festival nel Teatro Ponchielli di Cremona, capofila della coproduzione che accanto all’Alighieri di Ravenna include anche OperaLombardia e il Verdi di Pisa. Pier Luigi Pizzi ne cura regia, scene, costumi e luci, privilegiando ancora una volta l’universalità del racconto piuttosto che finti storicismi, con un’estetica tanto elegante quanto essenziale e ricca di simbolismo nel ritrarre il progressivo disfarsi di ogni scrupolo morale. La passione fra Poppea, interpretata dal soprano Roberta Mameli, e l’imperatore Nerone, ovvero il controtenore Federico Fiorio, sancisce infatti il trionfo dell’amore inteso come forza viscerale e irresistibile, davanti alla quale la virtù si arrende e il dovere impallidisce. Rappresentata per la prima volta a Venezia nel 1643 e prima opera di soggetto storico (il librettista Busenello si ispirò agli Annali di Tacito), L’incoronazione di Poppea è giunta fino a noi in due manoscritti le cui differenze rivelano manipolazioni e riscritture – presumibilmente, l’anziano maestro si avvalse del contributo dei propri allievi per portare in scena il suo ultimo grande capolavoro, in un simbolico passaggio di testimone. Già coinvolto con il suo Coro Cremona Antiqua nella Stagione 2021/22 per un altro caposaldo monteverdiano (L’Orfeo, sempre per la regia di Pizzi), Antonio Greco è maestro concertatore e direttore dell’Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua. Il cast vocale include anche Josè Maria Lo Monaco, Enrico Torre, Federico Domenico Eraldo Sacchi, Chiara Nicastro e Candida Guida.
L’1 e il 3 marzo approda all’Alighieri Il turco in Italia di Rossini, una nuova coproduzione in cordata con Rovigo (dove debutta a febbraio), Novara, Jesi, Rimini e Pisa. Il libretto di Felice Romani è costellato di situazioni dove a farla da padrone è il desiderio di acquisire ciò che ancora non si possiede e ciò che per gli altri è desiderabile. Con la sua collezione d’amanti, Donna Fiorilla (Giuliana Gianfaldoni) incarna pienamente la frenesia dell’accumulo e lo stesso poeta Prodoscimo (Bruno Taddia), a caccia di una storia da raccontare, promuove e vende i sentimenti come merci. Questo consumismo amoroso è al centro dell’interpretazione del regista Roberto Catalano, affiancato da Guido Buganza per le scene, Oscar Frosio per le luci e Ilaria Ariemme per i costumi. Maharram Huseynov è il principe Selim, il turco del titolo che sbarca a Napoli e si invaghisce di Fiorilla al punto tale da proporne l’acquisto al marito Don Geronio (Giulio Mastrototaro), mentre Francisco Brito è Don Narciso, gelosissimo amante di Fiorilla, e Francesca Cucuzza è Zaida, un tempo favorita del principe e salvata dalla rovina per intervento dell’amico Albazar, ovvero Antonio Garès. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini ci sono Hossein Pishkar (1 marzo), già allievo di Riccardo Muti nella sua Accademia dell’opera italiana, e Marco Crispo (3 marzo), la cui carriera si divide fra l’Italia e i Paesi scandinavi, dove ha lavorato anche al fianco di Esa-Pekka Salonen. Il Coro Lirico Veneto è preparato da Giuliano Fracasso.
Il 12 e 14 aprile il percorso Opera si completa con il ritorno in scena del fortunato e ormai storico allestimento di Turandot creato da Giuseppe Frigeni – che ne firma regia, coreografia, scene e luci – per il Teatro Comunale di Modena, a cui si uniscono in coproduzione Ravenna, Piacenza e Rimini. Del titolo pucciniano Frigeni, che ha spesso lavorato al fianco di Bob Wilson, offre una lettura ispirata al rigore e all’essenzialità delle leggi estetiche e filosofiche della Cina, rifiutando facili esotismi. Quella fra Turandot (France Dariz) e il principe Calaf (Samuele Simoncini) non si presenta come una storia d’amore quanto il tentativo di una donna di difendersi impugnando le leggi di un arrogante mondo maschile a proprio vantaggio. Se Turandot finisce per essere vinta dalla propria stessa ambizione, la schiava Liù (Vittoria Yeo) rappresenta l’amore sacrificale. A completare il cast Raffaele Feo nei panni dell’imperatore e Giacomo Prestia in quelli del re tartaro Timur, mentre Fabio Previati, Saverio Pugliese e Matteo Mezzaro sono Ping, Pang e Pong e Benjamin Cho veste i panni di un mandarino. Se l’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini è diretta da Marco Guidarini, il Coro Lirico di Modena e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza sono preparati da Corrado Casati e Paolo Gattolin è maestro del coro di voci bianche del Comunale di Modena.
Prima dell’opera accompagna anche quest’anno il calendario, con tre incontri di approfondimento affidati a Luca Baccolini, collaboratore di La Repubblica e redattore di Classic Voice. Gli appuntamenti a ingresso libero, sempre alle 18 nella nobile cornice di Palazzo Rasponi (Piazza Kennedy), sono giovedì 18 gennaio per L’incoronazione di Poppea, giovedì 29 febbraio per Il turco in Italia e giovedì 11 aprile per Turandot.
DANZA
Il 10 e 11 febbraio la prima tappa della Stagione Danza vede il ritorno a Ravenna della Company Wayne McGregor, il cui fondatore è una punta di diamante della danza contemporanea: colto e spregiudicato, il coreografo inglese ha un tratto inconfondibile, con cui esplora una visione distonica del corpo, specchio di un mondo frammentario e disfunzionale. Ed è proprio McGregor ad essersi interessato all’idea del corpo come “archivio” con Autobiography, creata in collaborazione con i danzatori della compagnia sulla partitura elettronica di Jlin…e sull’algoritmo che mette in relazione i dati del DNA dell’autore con memorie personali e il corpo degli interpreti. Sempre nuova a ogni spettacolo, Autobiography è una meditazione sul passato e sui futuri possibili; si avvale ora di AISOMA, un strumento di intelligenza artificiale messo a punto con Google Arts and Culture al quale sono stati somministrati cento secondi dall’archivio coreografico di McGregor. Così i danzatori si confrontano con nuove opzioni di movimento, contenuti alieni introdotti nell’ecosistema coreografico: la vita riscrive se stessa, interrogandoci sull’esperienza del corpo nel suo rapporto con la tecnologia attraverso 23 sezioni corrispondenti alle 23 coppie di cromosomi del genoma umano.
Il 16 e 17 marzo il Nuovo Balletto di Toscana presenta all’Alighieri la propria ultima fatica: è The Red Shoes di Philippe Kratz, vincitore del 32° Concorso Internazionale di Coreografia di Hannover e Coreografo dell’anno 2019 per Danza&Danza. Su drammaturgia di Sarah Ströbele e una partitura elettronica originale creata da Pierfrancesco Perrone, questa coreografia per dieci interpreti rilegge la fiaba di Hans Christian Andersen concentrandosi sulla forza straordinaria rappresentata dal desiderio personale e collettivo. Il legame fra oggetto e individuo, un intreccio che nella storia di Karen, così come narrata da Andersen, alimenta i poteri della seduzione ma allo stesso tempo mina l’autonomia del soggetto, è al centro della narrazione, collocata ai giorni nostri e concentrata sul rapporto fra la protagonista e le cose. E, al contrario della fiaba originale che si conclude con la redenzione di Karen e la sua liberazione dalle scarpette rosse, la coreografia culmina nel suo completo isolamento, assorbita com’è dagli oggetti.
Il 20 e 21 aprile la Stagione si chiude con lo SpellBound Contemporary Ballet e L’arte della fuga. Su musica, ovviamente, di Bach ma anche composizioni originali di Davidson Jaconello, la coreografia di Mauro Astolfi, che ha creato la compagnia ormai vent’anni fa, si misura con una delle più emblematiche ed enigmatiche opere del compositore tedesco. Hans-Eberhard Dentler ha teorizzato che Bach abbia scritto L’arte della fuga per visualizzare principi filosofici pitagorici e che lo stesso termine “fuga” possa essere interpretato come “volo”, in riferimento tanto alle frasi musicali quanto all’ascesa dell’anima a Dio. Nella fuga Astolfi riconosce la possibilità di mascherare la realizzazione di un desiderio o la sola possibilità di scappare dall’imbarazzo del vivere nel mondo; ma la fuga è, soprattutto, la necessità di allontanarsi, magari semplicemente confondendosi fra gli altri (non a caso sono abiti del vivere quotidiano quelli indossati dagli interpreti), prima di ritornare a occupare il proprio spazio.
BIGLIETTERIA
Info e prevendite: Biglietteria Teatro Alighieri – tel. 0544 249244 – www.teatroalighieri.org
Dall’11 novembre al 14 dicembre prelazione abbonati Stagione 2023 e nuovi abbonamenti nei posti liberi (Opera da 35 a 100 Euro, Danza da 27 a 75 Euro)
Dal 18 dicembre biglietti singoli (Opera da 15 a 45 Euro, Danza da 10 a 30 Euro)
Under 18: 5 Euro; Carta Giovani Nazionale 18-35 anni (platea e palchi): Opera 20 Euro, Danza 15 Euro